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Si è aperto l’8 dicembre un Giubileo straordinario in tutti i sensi: iniziato dieci giorni fa durante la visita di Papa Francesco nella Repubblica Centrafricana, prevede Porte Sante in tutti i continenti, quasi a voler simboleggiare che le rotte dei pellegrini non conoscono centro e periferie, ma solo un’armoniosa comunione di Parola ed opere.
E proprio della cristianità delle opere sono pionieri gli amici dell’associazione Spagnolli-Bazzoni che ieri si sono riuniti al Centro Pastorale Beata Giovanna di Rovereto per fare il punto della situazione in compagnia di Padre Gabriele Ferrari, missionario saveriano “di stanza” in Burundi. Tanti erano i progetti di cui parlare, ma il Presidente Giuliano Tasini ha scelto di partire da una storia straordinaria nella sua semplicità, quella di Angel, una bambina indiana nata sorda che grazie a un intervento realizzato con il sostegno dell’associazione è tornata a sentire e a frequentare la scuola. Angel è infatti inserita nel programma “Aiutiamoli a sentire” della Spagnolli-Bazzoni, altre centinaia di bambini residenti in Zimbabwe, Congo, Tanzania, Uganda, Brasile, India, Cuba, Kenya e Burundi beneficiano invece dei programmi “Aiutiamoli a vedere, guarire, sentire, crescere, guardare e studiare”.
La conferenza, dedicata alla “Rivoluzione della tenerezza” è poi entrata nel vivo con Padre Gabriele, che prima di dedicarsi all’analisi socio-filosofico-teologica del tema, gli ha dato un volto, quello del confratello Giuseppe De Cillia, portato via lo scorso gennaio da una brutta malattia.
P. Bepi, di origine friulana, ma burundese d’adozione, racchiudeva infatti nel suo cappello a tesa larga e nelle camicie dalle maniche rimboccate per costruire chiese succursali, ospedali e casette per i poveri, uno spirito al contempo tenero e rivoluzionario. Soprannominato dai volontari italiani Rambo, sapeva aggiustare jeep, guadare torrenti e riscattare con la sua parlata franca i prigionieri detenuti ingiustamente dai militari, ma era anche un mistico, che si commuoveva alla vista della sofferenza di una vedova di guerra o all’udire il pianto di un bambino.
P. Gabriele spiega infatti che la tenerezza, un sentimento tipicamente materno, e non a caso questo Giubileo è fortemente mariano, dedicato cioè a una delle mamme più famose della storia, Maria di Nazareth, è in realtà la virtù dei forti, che tutti dovremmo coltivare. Nell’epoca delle relazioni anaffettive, della comunicazione di massa e dell’indifferenza globale, in cui come diceva il filosofo francese Jean-Paul Sartre “Il nostro inferno sono gli altri” servirebbe secondo il missionario saveriano un cambiamento profondo, quasi una conversione, che ci permetta di tornare a percepire chi ci sta intorno come una ricchezza da scoprire e non una minaccia da tenere a debita distanza. Ecco quindi che il nucleo fondante dei rapporti familiari e interpersonali dovrebbe tornare ad essere la tenerezza, intesa non come misericordia che viene dall’alto, ma come com-passione ovvero capacità di immedesimarsi nelle sofferenze altrui, di condividere, perché conclude p. Gabriele “Senza empatia non c’è futuro missionario, associativo e comunitario, ma solo una guerra globale, disordinata, con cinquantatre focolai che attualmente insanguinano il nostro bel pianeta”.
 
Martina Dei Cas