Pietro, è un giovane roveretano che, al termine degli studi superiori e in attesa di scegliere il proprio cammino universitario, ha chiesto di poter trascorrere un breve periodo in missione.
La nostra Associazione ringrazia Manuela. (Farmacista dell’Ikonda Hospital) e la Direzione dell’Ospedale che ha accolto la nostra richiesta permettendo così di realizzare questo suo desiderio.
La testimonianza di Pietro
6 novembre 2012
Sono un ragazzo di diciannove anni, ed ho conseguito l'esame di maturità classica da poco tempo. Non sapendo cosa scegliere riguardo al mio futuro ho deciso di fare un'esperienza di volontariato all'estero per poter chiarirmi le idee e allo stesso tempo cercare di fare anche qualcosa di utile per gli altri. Riuscire a trovare un'associazione che fosse disposta a farmi partire è stato piuttosto difficile sia per la mia giovane età, sia perchè, avendo fatto il liceo classico, non ero (e non sono) capace di fare niente di concreto e realmente utile. Durante le mie ricerche sono venuto a sapere che un collega di mio papà, che poi sarebbe Giuliano Tasini, era presidente di un'associazione molto attiva per quanto riguarda gli aiuti internazionali. Con una semplice e-mail ho potuto incontrare Giuliano che, senza tanta burocrazia, mi ha subito offerto la possibilità di partire per l'Africa.
Sempre tramite e-mail ho conosciuto Manuela Buzzi, la farmacista che lavora come volontaria all'ospedale di Ikonda (Tanzania), e nel giro di un mese sono riuscito a partire proprio per la Tanzania, da dove sto scrivendo. Mi ha colpito molto, in maniera positiva ovviamente, la simpatia, la gentilezza, ma soprattutto la disponibilità delle persone appartenenti all'Associazione Spagnolli-Bazzoni con le quali sono venuto a contatto e che mi hanno aiutato e consigliato, come Marco Torboli (che era venuto ad Ikonda il marzo scorso). Sono molto grato all'associazione per avermi dato quest'opportunità e spero di poter prendere parte ad altre iniziative di questo tipo in futuro!
Qui all'ospedale mi hanno trovato parecchi lavori da fare; per esempio in farmacia quello di riempire vari carrelli di medicinali per poi riportarli nei vari reparti, ma anche in officina, dove il lavoro non manca mai. Ho addirittura dato la caccia ai topi che si erano annidati nella dispensa della cucina, cosa che non avrei mai pensato di fare in Africa.
Sia i padri della Consolata, sia Manuela sono sempre stati molto disponibili e aperti, e lo stesso si può dire dei tanzaniani veri e propri.
Ho trovato molto bello il fatto che, nonostante nessuno mi conoscesse, tutti mi salutassero e addirittura si fermassero a fare quattro chiacchiere, cercando di capirsi o in inglese o gesticolando. Questa loro simpatia e quest'apertura verso gli altri mi ha colpito molto anche a fronte della loro situazione difficile data sia dalla mancanza di denaro, ma data anche dalla mancanza di una volontà di riscattarsi e di impegnarsi per smettere di essere dipendenti dagli altri.
Ho trovato molto significativa, per comprendere la loro mentalità, una loro forma di saluto: "Pole na kazi" che vorrebbe dire "mi dispiace che tu stia lavorando".
Non saprei dire però se questa loro mentalità, molto tranquilla e spensierata, sia peggiore o migliore della nostra, che siamo sempre indaffarati e non ci rendiamo neanche conto di ciò che ci circonda.
Pietro Malena
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