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Come diventare sostenitore a distanza

Chi desidera sottoscrivere un sostegno a distanza può farlo compilando l’apposito modulo di adesione o contattando l'Associazione Spagnolli-Bazzoni o.n.l.u.s. all'indirizzo mail This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

Come pagare la quota

La quota può essere versata periodicamente scegliendo una tra le seguenti due possibilità:

- Annuale: da versare entro il 31 gennaio dell’anno considerato

- Trimestrale: quattro versamenti da versare entro la prima settimana del primo mese del trimestre considerato. L’anno è stato suddiviso in quattro trimestri (1°, 2° 3° 4° trimestre).

La prima quota si intende relativa all’intero trimestre in corso.

 

I versamenti vanno effettuati presso la Cassa Rurale di Isera

Iban: IT10 F080 1134 9000 0003 1006 267

 

 

Come forma di pagamento si suggerisce di utilizzare l’ordine di pagamento continuativo rinnovato di anno in anno e di specificare in modo completo nella causale il centro di accoglienza e il nome del bambino.

Ad es. "Villaggio San Marcellino – Munyaradzi Moyo".

Gli interventi di sostegno a distanza sono coordinati sul posto direttamente da responsabili di nostra fiducia. La qualità dell’intervento è data principalmente dalla responsabilità di chi opera sul posto, individua i bisogni e gestisce gli aiuti.
L’Associazione Spagnolli-Bazzoni Onlus riceve i contributi dei sostenitori e li versa con cadenza trimestrale ai coordinatori locali. Sono i coordinatori locali che stabiliscono come utilizzare i fondi a seconda del progetto e della situazione dei bambini e ragazzi destinatari dell’intervento.
Può avvenire che, per cause che non dipendono dalla nostra volontà, ad esempio un cambiamento della situazione personale del bambino (il caso più frequente è il trasferimento in una località lontana) o della situazione del paese o della città in cui vive, non siamo in grado di continuare il sostegno del bambino affidato. Se ciò accade, il sostenitore ne viene informato appena possibile, con la proposta di continuare il proprio gesto di aiuto a favore di un altro bambino bisognoso.
Al momento dell’adesione il sostenitore riceve la documentazione iniziale sul bambino e sull’ambiente in cui vive. Il bambino sostenuto ha così da subito un volto e un nome preciso. In qualche modo, possiamo dire che avviene un incontro. Le persone che sul posto si occupano di lui si impegnano a far pervenire due volte all’anno notizie che lo riguardano: una letterina, un disegno, un aggiornamento sul suo andamento scolastico o sulla sua situazione familiare. Gli scritti saranno spesso brevi e semplici.
I nostri coordinatori ci assicurano che per loro è già un grande sforzo – ma anche una grande soddisfazione – poter inviare queste comunicazioni.
Si chiede comunque comprensione, perché non è sempre possibile essere puntuali. I piccoli ostacoli che possono determinare il ritardo sono davvero di ogni tipo.

I nostri bambini sono soli. Vivono in strada. I loro genitori spesso sono morti di AIDS. I nostri bambini sono orfani per la vergogna della comunità che li abbandona.
Indossano vestiti sformati, si cibano soltanto di riso e cavoli. I nostri bambini non hanno una casa, una scuola; vivono in baracche di lamiera e cartone.
Hanno sorrisi veri, i nostri bambini. Anche i loro grandi occhi ridono e si fanno lucenti, quando sono felici.
È il sorriso delle persone semplici, che gioiscono di cuore. È il piacere di chi sa apprezzare le piccole cose: un bicchiere d’olio, un sacchetto di farina, un pugno di fagioli, quaderni e penne per la scuola,
delle scarpe, qualche vestito. Piccole grandi cose.
Lo stendere la mano verso coloro che si curvano sotto il peso delle ingiustizie, le piccole grandi ingiustizie casalinghe che sono le conseguenze delle grandi ingiustizie sociali.
Nello Zimbabwe è in atto un genocidio silenzioso. I neonati, abbandonati al bordo delle strade da madri poverissime e disperate, vengono divorati da cani randagi e iene. I malati vengono respinti alla porta degli ospedali pubblici se non pagano somme esorbitanti. I bambini svengono sui banchi di scuola per la fame.
In Congo, i bambini di strada si sostengono grazie alla microcriminalità, sniffando colla per soffocare i morsi della fame. Accanto a loro transitano indisturbati gli ultimi modelli di fuori strada prodotti dalle
migliori case automobilistiche del mondo.
A questi piccoli, ai loro sorrisi pieni di fiducia è dedicato il sostegno a distanza in Zimbabwe, Burundi, Congo, Brasile.
Doniamo ai nostri bambini un sogno.
Teniamo viva la speranza di cui brillano i loro occhi quando sorridono.

San_Marcellino_14Il sostegno a distanza è una forma di solidarietà che consiste in un contributo finanziario stabile e continuativo destinato ad un “beneficiario” ben identificato, un determinato bambino o ragazzo che in qualche Paese del mondo ha bisogno di cibo, medicine, scuola. Senza strapparlo alla sua terra, rispettando la sua cultura e anzitutto salvaguardando la sua dignità di persona umana, con il sostegno a distanza si può fare molto per lui. Si tratta di una scelta semplice ma seria, perché lo spirito del sostegno a distanza presuppone l’intenzione di mantenere il proprio impegno almeno per qualche anno. Il sostegno a distanza può essere sottoscritto da singole persone, famiglie, gruppi di amici, ma anche da scolaresche, aziende o amministrazioni locali, dando a tanti bambini la possibilità di un futuro migliore. Il sostegno a distanza consiste quindi in un aiuto materiale che contribuisce a migliorare le condizioni di vita di un bambino o ragazzo. Ma cibo, casa, salute, istruzione, aiutano la persona se vogliono dire anche sicurezza, amore, appartenenza, autostima. Per questo, insieme agli aiuti materiali, garantiamo la presenza di persone che accompagnano il bambino nel suo percorso, persone che hanno a cuore soprattutto il bene di ogni bambino, la sua crescita personale e umana.

Padre Rubens Antonio Macias SapienNato a Guadalajara in Messico, padre Ruben scopre la sua vocazione al mondo religioso molto presto e sente subito la predisposizione dettata dall’offrirsi agli altri, di partire per terre lontane e bisognose. Terminati quindi gli studi di Teologia e Filosofia, diventa parrocchiano di Torréon per tre anni e si occupa di gruppi giovanili ad Arandas per altri due. Poi finalmente la congregazione gli affida il Burundi. Dopo un anno di studi del francese a Parigi, padre Ruben parte per Gisanze dove si occupa della comunità rurale sia da un punto di vista spirituale che di socializzazione e crescita intellettuale. Organizza incontri di catechismo con adulti e giovani e cerca di entrare nello spirito di ciascun burundese per spiegargli cosa sia il perdono. Dal 2005 lavora assieme a padre Bruno presso la comunità di Bugwana, terra lontana da tutti e apparentemente abbandonata da Dio. Lì padre Ruben insegna quotidianamente la speranza e la fiducia nella vita.

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