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Farmaci per il Consolata Hospital Ikonda
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Il Consolata Ikonda Hospital è uno dei 3 ospedali presenti nel distretto di Makete (gli altri sono l'Ospedale Luterano di Bulongwa e il Makete Distrct Hospital) situato nella parte meridionale della Tanzania. Il Consolata Ikonda Hospital è un'istituzione privata cattolica no-profit che appartiene ai Missionari della Consolata, e il suo scopo è provvedere alle cure per la popolazione della zona, soprattutto ai più bisognosi con un'attenzione speciale verso i bambini, le donne e i malati affetti da patologie croniche.
Dal 2003 la nostra Associazione invia farmaci al Consolata Ikonda Hospital e al Dispensario di Kipengere.
I farmaci sono frutto di donazioni o acquisti mirati, soprattutto grazie al contributo offerto dal gruppo Poli Regina con l'iniziativa "Coltiviamo i vostri progetti" che permette di raccogliere i punti DupliCard, poi convertiti in fondi destinati a questo scopo.
Tanzania: Manuela Buzzi scrive
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“... Oggi, 17 febbraio, l’ospedale è di nuovo pieno. Nonostante le forti piogge di questi giorni che hanno rovinato le strade, la gente continua ad accorrere numerosa a Ikonda. Questa mattina nel Reparto Bambini come nel Reparto Donne abbiamo dovuto aggiungere una decina di letti nel corridoio visto che tutte le camere sono occupate. Vengono a Ikonda dopo ore di viaggio, chi a piedi, chi su piccoli pulmini perchè sanno che qui verranno curati, troveranno i dottori, potranno fare gli esami necessari, gli interventi d’urgenza e riceveranno medicine efficaci e sicure. Così l’ospedale è sempre affollato tanto che a volte ci chiediamo come faremo a portare avanti un servizio di qualità in una zona tra le più povere e remote della Tanzania. Siamo infatti in montagna a 2000metri di altitudine e la gente vive di quello che riesce a coltivare, per lo più mais e patate. Chi riesce, cerca lavoro fuori, lontano da casa, separandosi dalla famiglia per periodi piu o meno lunghi. Questa è anche una delle ragioni per cui l’AIDS su queste montagne si è diffuso più che altrove, addirittura più che nelle grandi città come Dar es Salaam.
E l’AIDS ha portato con sè altra povertà e soprattutto tanti orfani... L’ospedale di Ikonda continua a offrire assistenza a tutti e in particolare ai bambini : questo, grazie all’impegno e alla generosità di tanti
amici come voi che credono in quest’opera e donano energie, tempo e amore a questa gente.
Grazie per i pacchi di medicinali che ci inviate con regolarità, per la vostra premura nel raccoglierli e selezionarli secondo le esigenze dell’ospedale. Grazie anche per quei farmaci che ci aiutate a comperare qui in Tanzania. Grazie perché insieme possiamo continuare ad aiutare questa gente."
Manuela Buzzi
Le opere in Congo: Lubumbashi - Collegio-Scuola “Le Balù”
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È un centro di accoglienza per i bambini che essendo portatori di handicap o mutilati dalla guerra civile vengono frequentemente rifiutati dalle famiglie! Situata a circa cinque km dal centro di Lubumbashi è gestita dalle suore dell’ordine di Maria Ausiliatrice. A loro, oltre al calore umano di un accogliente ambiente famigliare, viene offerto vitto, alloggio ed istruzione professionale. Così i ragazzi imparano a diventare falegnami o manovali, e le ragazze apprendono, invece, il taglio e il cucito.
Attualmente sono una settantina i bambini accolti.
La nostra Associazione coordina il servizio del sostegno a distanza per questo Centro.
Tanzania
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Il paese
La popolazione (40milioni di abitanti su 945mila kmq) è in maggioranza di origine bantu (120 etnie). L’ aspettativa di vita è di 51anni, reddito pro capite annuo $ 1.353, il 69% della popolazione adulta è alfabetizzata, mortalità infantile (fino ai 5 anni) 70 su mille nati vivi, mortalità materna 5.3 su mille nati vivi. Il virus HIV è presente nel 8.7% della popolazione tra i 15 e 49 anni.
Nella gola di Olduvai nel Nord della Tanzania sono stati ritrovati i più antichi resti fossili della nostra specie che risalgono a milioni di anni fa. Da allora fino al VII secolo d. C. non sappiamo nulla di ciò che accadde nella maggior parte del continente africano.
A partire da quel secolo fino alla sua indipendenza la storia di questo paese vede la presenza della colonizzazione araba, portoghese, tedesca e inglese. Nel periodo della presenza araba la tratta degli schiavi fu qui particolarmente intensa.
I sentimenti nazionalisti e indipendentisti del popolo di Tanganica furono canalizzati nella TANU (Tanganycan African National Union) partito fondato nel 1957 da Julius Nyerere, maestro di scuola, che il popolo chiamava Mwalimu (che significa appunto maestro). Dopo sette anni di organizzazione e di lotta contro la discriminazione razziale, l’appropriazione delle terre tribali da parte dei bianchi ed altri mali del colonialismo, nel 1961 il Tanganica conquistò l’indipendenza. Sotto la sua guida la Tanzania intraprese una politica estera basata sul non allineamento, la difesa dell’unità africana e l’appoggio ai movimenti di liberazione. Definì il socialismo come suo obbiettivo, affermò con priorità il principio di autosufficienza allo sviluppo della agricoltura tramite un sistema comunitario della proprietà (ujamaa=famiglia). Questo sistema, nonostante gli sforzi del governo, si sviluppò lentamente, non riuscì ad eliminare l’esigenza di importare generi alimentari e quando il sostegno pubblico venne a mancare a seguito della crisi economica dovuta alle spese militari (guerra con l’Uganda), al calo dei prezzi dei prodotti agricoli destinati all’esportazione ed aumento dei pressi dei prodotti industriali entrò rapidamente in crisi. Negli anni ‘90 l’apertura ai capitali privati, pur facendo registrare un aumento della produzione agricola ed industriale non riuscì a risolvere i gravi problemi del Paese. La difficile situazione locale si aggravò ulteriormente a causa dell’afflusso massiccio di profughi ruandesi dopo il massacro di 500mila persone avvenuto in Ruanda. Nel 2000 la Tanzania divenne il terzo maggior produttore africano di oro grazie all’apertura della nuova enorme miniera di Bulyanhuli.
La nostra Tanzania 2012
a cura di Marco Torboli
La Tanzania sta attraversando un periodo di profonde contraddizioni: da una parte la diffusione di massa delle tecnologie e dall’altra il perdurante stato di povertà di gran parte della popolazione, tanto nelle città quanto nei villaggi. I notevoli investimenti esteri per l’adeguamento dei collegamenti stradali, al fine di consentire il trasporto delle merci provenienti via nave dall’Asia verso l’interno della Tanzania e degli stati confinati, si scontrano con un reddito pro-capite che a fatica garantisce i beni essenziali.
Mentre nelle città e sulla costa le attività ruotano intorno al commercio, nelle zone interne, complice un clima più piovoso, la popolazione basa la propria sussistenza sui prodotti di un’agricoltura condotta a livello familiare.
Nella zona di Ikonda, ove si trova il Consolata Hospital, sono coltivate ed esportate soprattutto le patate ed il mais, mentre è molto diffuso, vista la quota ormai prossima ai 2000 metri, il pino nero, utilizzato sia come legna da ardere che per la commercializzazione di legname da costruzione.
La Tanzania è stata negli ultimi secoli prima sotto la dominazione tedesca ed in seguito inglese. Eppure è stata in grado di mantenere la propria identità, iniziando dalla lingua. Infatti tutta la popolazione, nonostante le differenze etniche, è accomunata dalla lingua swahili, che in origine era parlata solo sulla costa, e in particolare sull’isola di Zanzibar, ed è stata poi adottata, per non dire imposta, in tutto il Paese.
I quaranta milioni di abitanti hanno un’aspettativa di vita di circa cinquanta anni e le principali cause di morte sono nei bambini la malaria, la diarrea e la polmonite, mentre gli adulti sono flagellati dal virus dell’HIV, presente, nella zona di Ikonda, in circa il 20% della popolazione.
Congo
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A cura di Padre Antonio Trettel, saveriano
La situazione nel Paese è abbastanza calma finora, nonostante le forti tensioni, le paure e le violenze degli ultimi mesi legate allo svolgimento molto poco trasparente e incredibile delle elezioni presidenziali e parlamentari.
E' stato proclamato ri-eletto il Kabila jr, ma tutti i suoi sfidanti protestano e denunciano dei grossi brogli elettorali (confermati e denunciati da varie altre fonti, anche internazionali), e il vecchio oppositore Thsisedeki pretende di essere lui, invece, il nuovo presidente eletto dal popolo congolese!
C’è comunque almeno un grosso motivo di speranza: tra tanto malore e tanta confusione, il più saggio si è dimostrato ancora una volta, e in modo clamoroso, il popolo congolese che è accorso a votare in massa, pacificamente e con grandi sacrifici, per gridare il suo desiderio di cambiamento ma nella pace.
La gente è davvero stufa di guerre, lotte, violenze, e vorrebbe solo un po’ di pace e di giustizia, per risollevarsi e poter riprendere il cammino ...
Questo lo ha gridato chiaramente anche con queste elezioni di fine novembre!
“La «verità delle urne» ancora prioritaria”
La Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni) ha pubblicato i risultati provvisori delle elezioni legislative del 28 novembre. Anche se dovranno ancora essere convalidati dalla Corte Suprema di Giustizia (CSJ), appare già una certa configurazione della prossima Camera dei Deputati. Su tale base, cominciano ad apparire anche i primi pronostici sul futuro Primo Ministro sul nuovo Governo e sul prossimo Presidente della Camera dei Deputati. Tutto si sta svolgendo come se si trattasse di elezioni perfettamente normali e regolari, senza tener conto dei molti errori, delle numerose irregolarità e dei molteplici brogli elettorali constatati, sia a livello delle legislative che delle presidenziali, essendo entrambe state organizzate nello stesso giorno e nelle stesse circostanze.
Se si vorrà continuare così, le nuove istituzioni, Presidenza e Parlamento, si troveranno nella impossibilità di governare, perché non avranno il consenso del popolo che continuerà a reclamare la “verità delle urne”. Sarà questa, infatti, la grande pietra di inciampo per un Presidente della Repubblica designato e proclamato tale dalla Ceni e dalla CSJ, senza trasparenza, né credibilità. Il popolo congolese è ben consapevole che un Presidente della Repubblica manca di legittimità, quando i risultati pubblicati non corrispondono esattamente a quelli espressi nelle urne. La stessa cosa vale anche per i deputati eletti in simili circostanze. Alla Ceni e alla CSJ spetta il dovere di ristabilire la verità dei risultati elettorali. Se non lo faranno, saranno sospettate di alto tradimento.
La crisi di legittimità, del tutto evidente per quanto riguarda la Maggioranza Presidenziale, può intaccare anche l’opposizione. Infatti, su quali basi può essa affermare la vittoria elettorale del suo candidato? Lo straordinario successo popolare dopo il suo ritorno dall’estero, la constatazione unanime di irregolarità e brogli elettorali generalizzati, le impressioni avute durante lo spoglio delle schede elettorali, le proiezioni fatte a partire dai risultati parziali di alcuni seggi elettorali? In realtà, senza avere il quadro completo dei “veri risultati” di tutti i seggi è difficile sapere chi ha vinto e chi ha perso le presidenziali.
Probabilmente, solo un nuovo conteggio dei voti, se possibile, potrebbe rivelarlo. Si potrebbe, per esempio, procedere almeno alla verifica dei risultati contestati confrontando i risultati elettorali indicati nei verbali elettorali ricuperati dai testimoni di tutti i partiti e dagli osservatori elettorali con quelli pubblicati dalla Ceni. L’obiettivo dovrebbe essere quello di avvicinarsi il più possibile alla verità delle urne e trarne le necessarie conseguenze nel sommo rispetto della volontà popolare, qualunque essa sia.
Dal tipo di risposta che si darà alla questione della legittimità dipenderà la credibilità della Ceni e della CSJ, il buon funzionamento delle Istituzioni dello Stato (Presidenza e Parlamento) e il buon proseguimento del processo elettorale, nelle sue rimanenti tappe delle elezioni senatoriali, provinciali e locali.
L’alternativa di annullare le legislative senza, peraltro, annullare le presidenziali, organizzate nello stesso giorno e con le stesse irregolarità, e la prospettiva di un governo che, senza Parlamento, governi per decreti legge fino all’indizione di nuove elezioni legislative, non sembrano, francamente, misure molto democratiche. Sarebbe, invece, auspicabile un dialogo inclusivo con la partecipazione delle diverse parti politiche, della Ceni e della società civile, per cercare e trovare la soluzione più idonea per fare emergere la verità delle urne. Il popolo congolese lo merita e ne ha tutto il diritto.
L’appello dei vescovi del Congo ai responsabili della politica!
A cura di Padre Léonard SANTEDI - Segretario Generale della CENCO
Come pastori che vivono a lato della popolazione congolese i Vescovi percepiscono che esiste un diffuso malessere a livello sociale e politico che genera una frustrazione sia tra le gente comune,, sia tra i protagonisti dell’opposizione che della maggioranza politica. Questa inquietudine non può lasciare indifferenti.
Con questo spirito una delegazione del Comitato permanente composta da sei Arcivescovi ha fatto visita i lunedì 5 marzo 2012 a Sr. Joseph Kabila, capo dello Stato e ai Sri. Etienne Tshisekedi, Vital Kamere e il prof Bongongo delegati di Leon Kengo wa Dondo (rappresentanti dell’opposizione).
Nel loro messaggio di gennaio 2012 i Vescovi, membri della CENCO avevano chiesto al Governo di privilegiare un cammino aperto alla voce del dialogo nell’interesse superiore della Nazione congolese.
Per la CENCO il dialogo fra gli attori della politica e di tutte le forze vive della società al servizio del bene comune e dell’interesse superiore di tutta la nazione congolese resta l’unica via per risolvere il malessere sociopolitico attuale nella RD Congo.
In questo cammino i Vescovi si sono posti nell’ascolto di tutti al fine di verificare come ricostruire assieme il nostro paese nella pace, nella giustizia e nella verità. Tutti hanno apprezzato questa iniziativa che sta muovendo i primi passi.