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Tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015 si è completato l'ampliamento della scuola del villaggio San Marcellino.
Il complesso ora comprende 11 aule, di cui 9 per le annualità scolastiche, ciascuna in grado di ospitare al massimo 25-30 ragazzi (circa 240 in totale) di età compresa tra 6 e 16 anni, con un rapporto docente/alunni pari al massimo a 1/30 (al posto del più comune 1/60-70 rilevabile in molte scuole nazionali dello Zimbabwe).
In queste aule troveranno posto 7 classi scolastiche, con cicli di istruzione primaria (corrispondenti indicativamente alle nostre scuole elementari/medie) e spazi destinati ad attività collaterali all’insegnamento: sport, gioco aggregativo, musica, dibattiti e gite.
La realizzazione di questo sogno, serbato per oltre un quinquennio, è stata possibile grazie alla collaborazione della Provincia Autonoma di Trento e della Fondazione San Zeno, che ha finanziato la costruzione degli ultimi 3 locali mancanti al completamento dell’intera struttura.
 
 
Questa è la testimonianza dell'amico Simone Zenatti, recatosi in loco per supervisionare i lavori:
 
"Grazie a Giuliano Tasini, a mia sorella Valentina e all’associazione Spagnolli Bazzoni Onlus, mi si è presentata la speciale occasione di poter andare in uno stato completamente differente dal nostro, nello Zimbabwe, per ciò che avevo studiato e imparato nei numerosi cantieri visti negli anni precedenti.
Ho dovuto decidere in fretta se andare oppure no perché avevo appena concluso un lavoro stagionale a fine ottobre 2014 e, se avessi accettato, sarei partito con i primi giorni di novembre. All’associazione serviva un tecnico, anche con poca esperienza, che fosse disposto a seguire un cantiere composto da tre aule scolastiche all’interno di un lotto di terreno privato, un villaggio per orfani nella periferia di Harare, nello Zimbabwe, dove l’associazione si impegna da anni al mantenimento e alla salvaguardia di questi ultimi.
Il mio compito era quello di controllare e supervisionare la corretta esecuzione dei lavori ed inviare i documenti necessari ai pagamenti dei progressi ottenuti dal cantiere.
Non avendo mai fatto esperienze di questo tipo, all’inizio ero preoccupato e ansioso, non avevo idea di cosa in realtà avrei visto.
Dopo molte perplessità ho accettato e il 14 novembre 2014 sono atterrato all’aeroporto internazionale di Harare.
Lì sono stato accolto da Carlo Spagnolli, (dal quale l’associazione prende il cognome, in ricordo di suo padre) un medico chirurgo che da decenni ha donato la propria esistenza per combattere e curare malati di AIDS e non solo, nello Zimbabwe, e da Norman Macdonald, il custode, responsabile del villaggio San Marcellino ad Harare.
Ho trascorso, fin da subito, molto tempo con Norman, un uomo bianco, sudafricano di quasi settanta anni, cattolico.
Sono stato ricevuto da Norman, fin dall’inizio, bene ma con freddezza e distacco.
Ho capito da subito, che non ero il benvenuto, per via di esperienze precedenti con italiani non gradevoli, per il controllo e la supervisione al cantiere e ad altro da parte dell’associazione.
Nonostante questo ho dato fin da subito la mia disponibilità e la mia manualità al servizio del villaggio quando non mi trovavo in cantiere.
Insieme a Norman ho riparato e sistemato diverse cose e stando con lui quasi tutti i giorni dopo esserci conosciuti meglio, le cose sono cambiate.
Ci è voluto un po’, ma alla fine ha capito che non mi trovavo per fare “investigazioni”, o che in qualche modo ero stato mandato al villaggio per controllare il suo operato.
Il mio scopo era ben diverso, e ho deciso di investire il mio tempo libero (quando non ero al cantiere) e le mie energie per aiutare al meglio in piccole e medie faccende il villaggio.
E Norman lo ha capito.
Siamo diventati buoni amici, e ho potuto notare che è una buona e brava persona che ha dedicato, e dedica tuttora, la sua vita per il meglio del villaggio San Marcellino e per tutti gli orfani che
abitano e vivono all’interno di quest’ultimo.
Il passo successivo è stato quello di conoscere sua moglie, Sybil Macdonald.
Ho impiegato circa due settimane prima di poter sedermi ad un pranzo con lei.
È stata da subito molto riservata e in guardia ma anche lei dopo quei giorni ha capito che non ero un nemico.
Ha circa l’età del marito, discendente da una famiglia aristocratica sudafricana. Estremamente intelligente ed acuta ed altrettanto severa, rigida e autoritaria è la persona alla quale il villaggio fa riferimento.
È Sybil che decide, impone, premia, punisce ogni persona che varca il cancello d’entrata.
Il suo volere è letteralmente legge all’interno del villaggio.
Ad ogni modo, anche Sybil ha capito, con i suoi tempi, che non mi trovavo al villaggio come nemico e anche con lei ho stretto un ottimo rapporto, sempre comportandomi con il massimo rispetto.
Quando sono arrivato al villaggio il primo giorno, dopo aver salutato i gestori, ho conosciuto i bambini e i ragazzi che vivono all’interno di questo lotto.
Sono stato accolto con immensa gioia e curiosità da parte di questi che con il tempo ho conosciuto e con cui ho trascorso momenti indimenticabili.
Nei primi giorni ad Harare, ho conosciuto il costruttore e l’accountant del cantiere.
Devo dire che non è stato facile all’inizio capirsi su questioni riguardanti le opere da realizzare, i documenti necessari ai pagamenti e soprattutto parlando un’altra lingua nel tecnico, ma anche con loro sono riuscito ad instaurare un discreto rapporto.
Stando quasi tutti i giorni al villaggio ho capito e conosciuto com’è strutturata la vita all’interno di esso.
Ci si alza presto la mattina e ogni persona ha un proprio incarico da svolgere.
Il villaggio dispone di:
- quattro persone addette alla manutenzione di strutture, impianti idrici, allo sfalcio dell’erba etc.
- due ragioniere con relative due assistenti per amministrare i fondi necessari al mantenimento di tutti i bambini e ragazzi all’interno del villaggio e gestire la rendicontazione necessaria al mantenimento del lotto
- quattro operai addetti alla gestione dell’orto principale che fornisce frutta e ortaggi a tutto il villaggio
- due autisti per il trasporto ed il recupero di ragazzi e bambini alle varie scuole, oggetti e pezzi di ricambio vari distribuiti in negozi all’interno della capitale
- un domestico nella casa “madre” dei coniugi custodi che prepara i pasti e si assicura una corretta pulizia ed igiene all’interno del complesso abitativo
- quattro “madri” che si occupano di tenere i bambini più piccoli, e non solo, all’interno delle strutture adibite agli orfani
- due cuoche che cucinano e preparano (gli ottimi) pasti ai ragazzi e ai bambini del villaggio
- un preside, una segretaria e una bidella per la scuola primaria appena realizzata e conclusa,
con relativi insegnanti.
 
Quello che ho potuto notare di persona, stando per molti giorni al villaggio, è come tutti i bambini e i ragazzi stanno e vivono.
Sono una grande famiglia in cui i più grandi aiutano i più piccoli.
Tutti i ragazzi e i bambini stanno bene. Sono ben vestiti, nutriti e ricevono un’istruzione adeguata. Sono protetti e al sicuro.
Hanno spazi dove poter giocare e divertirsi, come ad esempio un campo da calcio e giostre e scivoli per i più piccoli. Zone per studiare ed imparare.
Pur non avendo un padre o una madre sono molto ben educati ed accuditi.
Possiedono abitazioni di discreta fattura dove poter dormire, riposare e lavarsi grazie ad un ottimo sistema idrico posto al villaggio.
È un sistema di riciclo e depurazione/filtraggio dell’acqua basato su taniche in plastica (in totale 10, di cui 6 da 10.000 l e 4 da 5.000 l) e con pompe motorizzate, sia subacquee che terrestri, ricevono acqua pulita, ma non potabile, per tutti i complessi abitativi del villaggio.
Inoltre per i più “vivaci”, e per bambini che necessitano periodicamente di cure mediche, c’è una piccola infermeria con il necessario.
Tutte le medicine vengono controllate periodicamente da un medico fidato e professionale del posto.
Grazie alla grande capacità dei coniugi custodi di relazionarsi con le persone giuste, ogni tanto al villaggio si organizzano alcuni eventi, come ad esempio, il caso che mi ricordo maggiormente, è stata una donazione di beni e servigi da parte di un’associazione di volontariato locale che ha realizzato un nuovo grande campo da frutta donando la manodopera necessaria alla realizzazione del recinto e più di ottanta piante da frutto, quali kiwi, banane, mango, vigne etc.
È servito a sensibilizzare i ragazzi e i bambini, e non soltanto a piantare questi alberi da frutto come simbolo di nuova vita.
Inoltre il villaggio ha un sistema da campo per allestire messe e celebrare momenti importanti per particolari ricorrenze, con un ottimo team di preti e suore che coinvolgono molto grandi e piccoli.
Dopo un mese che mi trovavo al Villaggio, sono entrato perfettamente in sintonia con tutti quanti.
Quel distacco iniziale era solo un lontano ricordo.
Infatti ho avuto la fortuna di trascorrere il Natale al S. Marcellino.
È stato uno dei più bei Natali di sempre, carico di entusiasmo, gioia e cibo, con canti e balli dei bambini pur non avendo, nessuno di loro, una famiglia.
 
Nei giorni trascorsi al lavoro, mi sono reso conto di quanto la nuova scuola primaria funzionasse bene.
È un organo autonomo e ben funzionante al quale non solo i bambini del villaggio partecipano, ma è aperta a tutti, a seconda della capienza della scuola. Ciò aiuta molto nelle relazioni tra gli orfani e i bambini esterni al villaggio.
Ognuno ha la stessa divisa che li classifica in base all’età e alla scuola di appartenenza.
Le lezioni si svolgono nella mattinata in modo ordinato e preciso, gli insegnanti, scelti dai coniugi custodi attraverso meeting e o colloqui, sono qualificati e validi.
La scuola, grazie a donazioni italiane, possiede tutti gli arredamenti necessari al completo sviluppo delle lezioni.
Le aule e gli spazi dedicati agli alunni e al personale sono puliti e curati.
Il preside della scuola dura in carica un anno e viene scelto dai Macdonald in base a selettivi colloqui.
Mi ha colpito molto che la campanella tra una lezione e l’altra, o per segnalare l’intervallo, viene suonata a mano da un alunno scelto dall’insegnante.
 
In conclusione dico che questa esperienza mi ha dato moltissimo. Mi ha arricchito sia caratterialmente che psicologicamente. Ho conosciuto persone straordinarie. Ho stretto forti legami di amicizia anche con Norman e Sybill Macdonald tant’è che il giorno prima di partire mi hanno dedicato una cena in mio onore con ottimo cibo e vino, donandomi una lettera firmata da entrambi e dai ragazzi che mi ringraziavano dei magnifici momenti trascorsi insieme.
Non posso fare paragoni ma mi sento di dire che l’obbiettivo è stato raggiunto.
La Spagnolli Bazzoni Onlus ha fatto e continua a fare molto per la vita e il futuro di questi orfani.
Senza di essa tutti i momenti indimenticabili e meravigliosi che ho trascorso non sarebbero mai potuti accadere e tutti i bambini e i ragazzi probabilmente avrebbero un presente diverso.
 
Ringrazio di cuore Giuliano Tasini, il presidente, colui che lotta tutti i giorni per dare un futuro concreto a giovani in molti stati bisognosi del mondo, Dario Piconese che si accerta con precisione che ogni singolo euro ricavato dall’associazione sia destinato al bene di altri e Carlo Spagnolli, un valido amico che ogni giorno si impegna a salvare molte vite in Africa straziate dall’AIDS. Norman e Sybill Macdonald che ogni giorno cercano di dare il meglio a tutte le persone del S. Marcellino, mia sorella Valentina che, se non mi avesse convinto, non avrei mai fatto questa esperienza.
Ringrazio tutti i partecipanti attivi, i volontari, i donatori dell’associazione perché senza di loro tutto questo non sarebbe mai stato possibile.
 
Simone Zenatti"