Il territorio (241mila kmq) è costituito da altipiani che si abbassano gradatamente a nord-ovest verso il Nilo. Ricco di massicci vulcanici e numerosi fiumi, circa il 18 per cento è coperto da correnti d’acqua, grandi laghi e paludi. Il clima è tropicale temperato dall’altitudine Oltre alle colture di sussistenza (riso e mais) vi sono considerevoli piantagioni di caffè, cotone, tè e tabacco per l’esportazione. La maggioranza della popolazione (27milioni e 500mila abitanti) discende dall’integrazione di diverse etnie africane (baganda, banyoro e batolo, in misura minore boscimani e sudanesi). I cristiani sono il 60 per cento.
Le grandi mura di Bigo testimoniano la presenza di civiltà urbane fin dal X secolo. Il primo contato con la civiltà bianca avvenne nel 1860. A quell’epoca il Buganda era caratterizzato da una società egualitaria nella quale i privilegi della nobiltà erano più onorari e politici che economici e da una solida economia agricola e pastorizia che consenti al paese di superare senza troppi traumi la decadenza del commercio degli schiavi. La cristianizzazione cominciò verso la fine del ‘800 per contrastare l’avanzata dell’Islam in quella regione. Con l’intento di sviluppare una classe dirigente che potesse far da intermediaria con il potere coloniale inglese (la regione del grandi laghi era Protettorato inglese), gli inglesi intrapresero una “riforma della proprietà” consistente nella privatizzazione della proprietà terriera, fino a quel momento comune, che fu sottratta alla popolazione contadina ad unico beneficio dell’alta nobiltà locale. La violenta distorsione delle strutture produttive e l’introduzione di colture di esportazione provocò un grave deterioramento delle condizioni di vita della maggior parte della popolazione. Il ventennio (1965-1985) fu terribilmente turbolento, drammatico (numerosi eccidi) a causa della politica dei due dittatori Obote e Idi Amin. Spettò a Museveni (1986) il compito di ricostruire praticamente tutto il paese che la serie di regimi autoritari aveva lasciato con un bilancio di quasi un milione di morti, due milioni di profughi, 6oomila feriti e incalcolabili danni materiali. Le riforme poste in essere da Museveni permisero un notevole contributo allo sviluppo da parte della Banca Mondiale, rivelatosi tuttavia insufficiente per consentire a più della metà della popolazione di uscire dalla soglia della povertà. Museveni, tra l’altro ebbe il merito di sollevare il problema dell’AIDS e di affrontarlo per mezzo di una efficiente campagna d’informazione riducendo così notevolmente l’epidemia, solo il 45% dei bambini ha completato nel quinquennio 1995/1999 le scuole elementari. Il conflitto tra il governo e l’LRA (Esercito di Resistenza del Signore)ha costretto alla fuga 700centomila ugandesi. Migliaia di senzatetto sono presi nel fuoco incrociato mentre cercano cibo e acqua. L’alto livello di insicurezza impedisce alle organizzazioni umanitarie di fornire aiuti adeguati.